Il momento del travaglio e del parto mettono a dura prova la donna, che deve misurarsi con il proprio corpo e la propria mente. Proprio per questo, è importante che la futura mamma, abbia la possibilità di scegliere come partorire.
Una scelta molto gettonata, negli ultimi anni, è proprio quella del parto in acqua. Purtroppo, non tutte le strutture ospedaliere offrono l’opportunità di poter partorire in acqua, perchè non dispongono di attrezzature idonee e di personale specializzato. Alcuni ospedali, danno invece, la possibilità di usufruire dell’acqua, nel periodo del travaglio, mentre, la fase espulsiva avviene in una tradizionale sala parto.
Parto in acqua: che cos’è e come si svolge
La vasca
La vasca in cui ha luogo il parto in acqua, non è ovviamente, una comune vasca. Si tratta di un grande contenitore in vetroresina, solitamente, materiale facilmente pulibile e igienizzabile.
La vasca è alta circa 70 cm. ed è piuttosto ampia per permettere alla donna di muoversi liberamente.
Deve essere dotata di meccanismo che effettua un costante ricambio dell’acqua per mantenerla pulita al fine di garantire l’igiene necessaria a mamma e bambino.
Caratteristiche e limiti per poter usufruire del parto in acqua
- la gravidanza deve essere fisiologica
- non deve trattarsi di una gravidanza gemellare
- la gravidanza deve essere a termine (37- 41 settimane)
- il bambino deve avere presentazione cefalica
- i test sierologici (per esempio quello per l’HIV) devono essere negativi, al fine di garantire la sicurezza al personale
- non devono essere presenti infezioni cutanee o febbre
- il travaglio deve essere ben avviato, con una dilazione di almeno 3-5 cm.
Perché il parto in acqua?
Innanzitutto, l’acqua permette alla donna di rilassarsi e di lasciare andare in secondo piano la componente razionale per potersi liberamente abbandonare all’istinto.
L’acqua, insieme all’atmosfera calma e intima, che di solito si crea, esercita un effetto rilassante sul corpo e fa percepire le contrazioni con meno intensità, poiché¨, in fase di relax si producono endorfine, l’ormone del piacere che ha un effetto analgesico.
Grazie all’acqua calda i tessuti del canale vaginale sono più elastici ed hanno una maggiore irrorazione sanguigna, inoltre, la minore tensione muscolare accelera la dilatazione, per cui si riducono i tempi del travaglio, non hanno luogo lacerazioni del perineo (e non si ricorre ad episiotomia) e si riduce il ricorso ad anestesia epidurale.
Come si svolge il parto in acqua
La donna entra nella vasca colma d’acqua. È importante non immergersi troppo presto per evitare che le contrazioni si arrestino. L’acqua deve essere abbondante, in modo tale che ci si riesca ad immergere quanto più possibile, per avere una spinta idrostatica verso l’alto elevata, e poter usufruire dell’effetto di sostegno dell’acqua stessa.
La sensazione di leggerezza avvertita e l’assenza di gravità , consentono una totale libertà di movimento, aspetto fondamentale, poiché¨ la donna è in grado di avere un ruolo attivo sia durante il travaglio che durante il parto.
La temperatura dell’acqua è mantenuta costante intorno ai 37° C.
La futura mamma è liberissima di poter scegliere la posizione che preferisce ed ha la possibilità di entrare e uscire dalla vasca tutte le volte che vuole. L’ostetrica, munita di guanti che le coprono le braccia fino al gomito, avrà cura di eseguire un massaggio lombare che allevia il dolore, se la mamma lo desidera, e inoltre, si occuperà di monitorare il benessere fetale eseguendo dei tracciati.
Il papà può entrare, anch’egli, in acqua, se se la sente, va detto, che anche il padre vive il parto in acqua con maggiore serenità, perché la sua partner è tranquilla, e lui non percepisce quel senso d’impotenza, tipico di chi non può offrire aiuto ad una persona cara, in un momento di sofferenza fisica.
Al momento dell’espulsione, il bambino non corre assolutamente il pericolo di ingerire acqua, dal momento che non respira fino a quando non viene in contatto l’aria, grazie ad un riflesso automatico – diving reflex – per cui la glottide rimane chiusa.
Il piccolo viene, a questo punto, poggiato sul ventre della mamma per godere del contatto pelle a pelle, importantissimo nei primi momenti dopo la nascita. La neo mamma, a questo punto, può decidere di uscire dalla vasca o di rimanervi anche per la successiva fase del secondamento (l’espulsione della placenta) che avviene nel giro di 15 minuti circa.