Iniziamo l’articolo con una doverosa premessa: l’OMS raccomanda l’assunzione esclusiva di latte materno almeno fino ai sei mesi di vita del bambino.
Detto questo, dal 6° mese in avanti, la mamma è libera di poter cominciare ad inserire nuovi alimenti nella dieta del bimbo.
Siamo soliti parlare di svezzamento, quello classico, quello conosciuto un pò da tutti, e quello, che nella maggior parte dei casi, consigliano i pediatri. Oggi vogliamo, invece, parlare di autosvezzamento o alimentazione complementare, una pratica che si sta facendo strada tra le mamme più sicure ma che spaventa un pò le mamme più ansiose.
Autosvezzamento cos’è e in cosa consiste
Per comprendere appieno cos’è l’autosvezzamento, riportiamo la definizione data dal sito autosvezzamento.it, primaria fonte da cui trarre consigli e informazioni: “l’autosvezzamento è il termine inesatto ma semplice e immediato per indicare l’alimentazione complementare a richiesta: il più naturale, sano e rispettoso modo per un’evoluzione dell’alimentazione dei bambini, dall’allattamento ai solidi, guidandoli attraverso il lento e graduale passaggio da una dieta a base di solo latte materno o artificiale, all’universo dei cibi da grandi, per uno svezzamento senza traumi”
Per alcuni bimbi e per qualche mamma, l’inizio dello svezzamento può risultare traumatico, poichè il piccolo si vede di colpo proiettato in una situazione che non l’aggrada, dal momento che la mamma sta cercando di sostituire l’unico modo che il bimbo conosce per alimentarsi, con un modo del tutto nuovo. La mamma, dal canto suo, se il bambino non è molto convinto della nuova situazione, finirà col rimanerci male e preoccuparsi ogni qualvolta il figlio lascerà il cibo nel piatto, e si sentirà afflitta, confusa e fallita.
Anzitutto, è bene essere sicuri che il bambino sia pronto per questa nuova avventura.
Come capire quando il bambino è pronto per l’autosvezzamento
Il bimbo è pronto quando:
- Riesce a stare seduto da solo senza alcun sostegno
- Mostra interesse verso il cibo che mangiano mamma e papà
- Ha perso il riflesso di estrusione (tira fuori la lingua quando gli si sfiorano le labbra).
Se il bambino assume queste particolari caratteristiche, allora si può dare inizio all’autosvezzamento.
Autosvezzamento: come si procede
Posto che l’alimento principale resterà il latte, la mamma dovrà cominciare, piano piano, ad introdurre alimenti solidi nella dieta del bambino, liberamente, senza seguire uno schema come nello svezzamento classico.
Non verranno proposti al bambino omogeneizzati, liofilizzati, brodini, creme o pappe varie, ma gli verrà data l’opportunità di scegliere gli alimenti dalla tavola di mamma e papà.
Fondamentale, dunque, è la condivisione dei pasti durante la giornata. È assolutamente ovvio che l’alimentazione del bimbo dovrà essere, quanto più possibile, varia, sana ed equilibrata; l’autosvezzamento, quindi, sarà una buona occasione per cambiare le abitudini alimentari di tutta la famiglia, in meglio.
Inizialmente, si potrebbe dare al bimbo la consueta poppata, in modo tale che non vada a pensare che dovrà, ” forzatamente”, sostituire il latte, e potrà vivere il momento del pasto in maniera piacevole.
Tra l’altro, non rifiuterà il cibo scelto da lui stesso.
Il bambino dovrà iniziare “assaggiando” il cibo che, come già detto, lui stesso sceglierà , e dovrà , possibilmente, essere lasciato libero di portarlo da solo alla bocca. Svilupperà così, anche capacità motorie e masticatorie.
Egli stesso, poco alla volta, si autoregolerà sulla quantità di cibo da assumere; la mamma dovrà soltanto curarsi di spezzettare gli alimenti in maniera adeguata.
Col passare del tempo, si introdurranno nella dieta del bambino, sempre più cibi.
L’autosvezzamento potrebbe spaventare i genitori, ma essi stessi, nel tempo, si stupiranno di come il loro bambino sia in grado di autogestirsi